Dopo aver lavorato per oltre dieci anni presso un’industria del nord, Francesco è stato
licenziato per i famosi tagli al personale e dopo poco si è ritrovato senza lavoro, senza casa e da oltre due anni
vive per strada senza il conforto di una famiglia né di amici ed ora è in lista d’attesa per un
intervento chirurgico che richiederà non poche spese. In questi anni abbiamo cercato un lavoro per lui che è un tuttofare (pittore, saldatore, bravo nelle riparazioni e nella manutenzione, disponibile inoltre come custode, come badante, come giardiniere ecc..).
Possiamo imparare molto da Francesco, ad esempio a pensare in modo diverso ed a sdrammatizzare le piccole avversità quotidiane che viviamo, certi però di ritornare la sera in una casa accogliente, mentre lui è là fuori all’addiaccio. Quando poi la mattina lo incontriamo ha anche la forza di farci una battuta, spesso salace. Noi vorremmo aiutare tutti i Francesco che esistono, ma possiamo iniziare con un piccolo passo e ne potrebbero presto seguire altri.
Francesco
non è un barbone nel vero senso della parola ma uno, come tanti oggi, che ha perso il lavoro e non avendo accanto sé una famiglia o un sostegno è stato obbligato a scegliere la strada come compagna di vita. Vive (si fa per dire) in strada, mangia alle mense della Caritas, dorme o per strada o ospitato nell’Ostello della Caritas (solo in questo periodo invernale) e chiede l’elemosina. Cerca un lavoro. Ma chi darebbe mai un lavoro ad un “barbone”?
E così scende sempre più in basso.